Autore
Andrea Schianchi (Parma, 1967) è da più di trent’anni alla Gazzetta dello Sport, ha scelto lo sport per raccontare le grandi storie della vita. Parte da un dato reale e ci lavora sopra. Si documenta, fa correre i sogni, che sono il territorio nel quale si sente davvero libero. Ha pubblicato: Marilyn di maggio (Limina), Il bandito in bicicletta (Mup), La mia squadra suona il rock (Edizioni La Gazzetta dello Sport), Lo stadio dei sogni (Limina). Ha curato Indro al Giro, i reportages di Indro Montanelli dal Giro d’Italia (Rizzoli). Per Absolutely Free ha scritto: Non spegnete quel fuoco (secondo ex aequo nel 2019 al Premio Letterario Nazionale del CONI), Clamoroso a Wembley e Il comunista che allenò Pelè.
Sinossi
Storie parallele che, in un gioco di fantasia, diventano cosa unica. Sono quelle di Santiago, protagonista de «Il vecchio e il mare» di Ernest Hemingway, e di Joe Di Maggio, il più grande giocatore di baseball di tutti i tempi. Santiago non prende un pesce da 84 giorni, sale sulla sua barca e va a cercare la gloria per dimostrare che non è ancora un uomo sconfitto. L’azione si svolge dal 13 al 17 settembre 1950 e qui si narrano, parallele all’avventura di Santiago, le sfide che il grande Di Maggio, spesso evocato dal vecchio pescatore, affronta in quel periodo: tre partite tra i New York Yankees e i Detroit Tigers. Momenti epici e brucianti dolori s’intrecciano in questa storia che, anche quando si svolge su un campo di baseball, tiene sempre un occhio aperto su ciò che accade in alto mare, dove il vecchio Santiago lotta prima contro il marlin e poi contro gli squali che lo attaccano. La linea della memoria dà corpo a questo dialogo immaginario tra il campione di Hemingway e il campione delle folle. Se nel romanzo di Hemingway è il vecchio a dire «Credo che il grande Di Maggio sarebbe orgoglioso di me oggi», qui è Di Maggio a rivolgersi al vecchio: «Credo che il grande Santiago sarebbe orgoglioso di me oggi». L’avventura si capovolge e il pubblico scopre che ci sono due eroi, non uno solo.